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Anche i giornalisti hanno un cuore

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Anche i giornalisti hanno un cuore

12/01/2008
By Redazione Cuore Sano
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Il fattore di maggiore rischio per la salute dei giornalisti? Statistiche alla mano non c’è ombra di dubbio: le malattie cardiovascolari. Congiurano lo stress Professionale, la vita sregolata, quelle caratteristiche dei lavoro che affascinano tanta gente ma che hanno un costo drammatico di angine, infarti, ictus. Ne sanno qualcosa il popolare giornalista Sandro Curzi e chi ora lo intervista, legati da un’amicizia nata quasi mezzo secolo fa. E se io sono incappato nell’infarto (e poi nei by-pass) già da tempo, lui è un novellino.

3Com’è andata, Sandro? Cosa ti è capitato, e quando?3

«E’ successo a metà novembre. Avevo lavorato tutto il giorno in redazione, e a tarda sera stavo tornando a casa in taxi quando ho cominciato ad avvertire dei fastidi insoliti: una sudarella fredda, dei dolori al torace e alle braccia. Quando sono tornato a casa stavo davvero male».

3Come hai reagito?3

[/«Ho chiamato un amico cardiologo, che di solito mi sfotte sostenendo che sono un ipocondriaco. Stavolta, appena gli ho descritto la sudarella e i dolori al petto, mi ha detto: non perdere un minuto, chiama il 118 e fatti portare all’ospedale più vicino. Ed io ho eseguito. Sandro Curzi in palestra

Debbo dire che sono state due esperienze molto importanti e positive. Il 118 ha funzionato bene: intervento rapido, personale efficiente e preparato. E poi al San Giovanni ho trovato, già al pronto soccorso e poi in degenza, medici bravi che mi hanno reso certo meno traumatico l’apprendere che si, c’era l’infarto e che dovevo farmene una ragione.

Quindi ho affrontato con (relativa) serenità anche i passi successivi: la prova da sforzo, la conferma che una coronaria s’era ristretta, l’intervento di angiopiastica e la sistemazione di uno “stent” come vedi sono diventato rapidamente un esperto per allargare l’arteria. Poi, dopo l’uscita dall’ospedale, la ripresa»./]

3Già, la ripresa, il momento più delicato ma anche quello decisivo. 0 ti consideri un invalido o riesci a superare la crisi. Mi sembra che ce l’ha fatta alla grande. vedo che hai ripreso il timone di “Liberazione” con la solita grinta…3

«Debbo dire che una preziosa mano d’aiuto me l’ha data il mio vecchio amico Vincenzo Ceci, il primario dei Santo Spirito. Quando sono uscito dall’ospedale mi sono messo nelle sue mani. lui mi ha visitato, ha voluto che ripetessi la prova da sforzo e quindi mi ha proposto di impegnarmi in qualche ciclo di riabilitazione, magari nel tuo stesso turno … »

3E la proposta che effetto ti ha fatto?3

La prima cosa che mi è venuta in mente è stata questa: se Giorgio, con tutti i guai cardiaci che gli sono capitati, ne è uscito bene anche grazie alla ginnastica che fa al Santo Spirito e che mi magnifica da tanto tempo, beh, è il caso di provarci. Insomma, detta fuori dai denti e con tutto il rispetto per il prof. Ceci, se non avessi avuto sott’occhio il tuo esempio forse non ci avrei nemmeno provato. Figurati: non facevo ginnastica da quando ero balilla!»

3Sono passati due mesi da quando hai cominciato la riabilitazione: quale impressione hai tratto dal frequentare la palestra?3

[/Un’impressione straordinaria. Intanto sento un miglioramento reale delle mie condizioni fisiche generali. Una volta fare una bella camminata era un sacrificio, un’onta alla mia pigrizia. Ora, con un po’ di allenamento, camminare non mi costa, anzi è diventato un piacere. Poi c’è un elemento psicologico che ha il suo peso: sapere che la fisioterapista e i colleghi di gruppo ti aspettano due volte alla settimana ad ora fissa fa scattare la molla dell’impegno, della promessa, (soprattutto a te stesso) di non mollare.

E infine vivi un’esperienza importante di aggregazione, di socializzazione e, perché no?, di emulazione. Sono stimoli preziosi per un neofita della palestra che, grazie anche a questa esperienza in comunità, ha superato quella che chiamano la crisi dell’infartuato. Piuttosto, dimmi una cosa tu che te ne intendi: è possibile continuare la riabilitazione anche dopo i canonici due-tre cicli?»/]

Si che è possibile. Noi siamo sempre qui, e continueremo ad aspettarti alle nove del mattino del martedì e dei giovedì. Anzi, apprezziamo che la tua solerzia ti spinga ad arrivare sempre dieci minuti prima…


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