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Gli stent? Me li hanno messi di notte. E come lavorano al S. Spirito!

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Gli stent? Me li hanno messi di notte. E come lavorano al S. Spirito!

28/09/2013
By Giorgio Frasca Polara
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La tradizionale intervista al paziente stavolta – il direttore di questo periodico non nasconde il suo imbarazzo – si è trasformata in un peana: proprio nei confronti dell’ospedale Santo Spirito, dei medici e del personale che ci lavora, a tutti i livelli e in tutti i reparti frequentati (quando sfortunatamente càpita) dai cardiopatici. Perché questo peana, comunque sacrosanto? Lo spiega Raffaele Lombardi, 67 anni, padre di due figli, ex quadro delle Ferrovie e ora amministratore di imprese edilizie, mentre pedala sulla cyclette nella palestra della riabilitazione cardiologica.

  • Com’è andata, dunque, la storia quando ti sei scoperto cardiopatico?
  • “E’ andata che, giusto sotto il Natale scorso, accompagnavo mia moglie a fare spese quando ho avuto un mancamento insieme ad un per me inedito forte dolore al petto. No, nessuna premonizione, nessuna sensazione di avere disturbi alle coronarie. Certo, sono un po’…grassoccio, e forse questo ha influito. Comunque è stata chiamata l’ambulanza e la fortuna ha voluto che, trovandomi al Corso, la destinazione fosse il Santo Spirito…”
  • E il ricovero com’è stato?
  • “Assolutamente perfetto. Capisco che individuassero subito la causa del malore. Ma scoprire che il reparto di emodinamica funziona ventiquattr’ore su ventiquattro è stata per me una sorpresa straordinaria, e soprattutto un conforto: i due stent me li hanno infilati alle undici di notte. Al mio stupore hanno reagito spiegandomi con un sorriso: qui siamo a disposizione di tutti e sempre, 24H.”
  • Poi presumo che ti abbiano trasferito in terapia intensiva cardiologica, nevvero?
  • “E qui altra mia sorpresa. Non ero e non sono nessuno, ma mi hanno trattato come un re. Un’assistenza continua, affettuosa: dei medici come degli infermieri professionali. Un altro reparto, come si dice?, di eccellenza. Ne sono uscito risanato e confortato: questa sì che è buona sanità. Ma non è finita…”
  • Già, perché poi sei venuto qui, in riabilitazione. E come ti trovi?
  • “Benissimo! Intanto è di grande conforto e ancor più di grande aiuto psicologico condividere con altri cardiopatici questo che io considero un’attività essenziale per riattivare interamente il proprio organismo. Poi le fisioterapiste sono attente alle prestazioni di ciascuno di noi, piene di calore umano, sono esse stesse…una medicina. Sì, se me lo consentono, qui ci sono e qui vorrei restarci a lungo. Ogni giorno va meglio: persino per dimagrire (solo loro a insistere), o almeno tentarci.”

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