BREVE GUIDA STORICA AL S. SPIRITO IN SAXIA
Nella varietà e. importanza dei complessi monumentali romani, un posto a parte merita il complesso di Santo Spirito, le cui origini affondano nel corso dei secoli e che tuttavia assolve tuttora a una funzione viva, inquadrata nella riforma sanitaria, in corso di attuazione.
Il complesso di S. Spirito, infatti, non va considerato, a differenza di altri, come un luogo di memorie passate, pur contenendo testimonianze insigni, dal punto di vista storico e sociale, che risalgono addirittura all’epoca imperiale, ma come un insieme di edifici tuttora pulsanti di vita, per i servizi socio-sanitari ivi resi.
Vi figurano accessi da più lati: dalla parte di Castel Santo Angelo con una facciata che risale a Sisto IV (sec. XV); dalla parte di Borgo Santo Spirito, parallelamente a Via della Conciliazione, con il gran portale del Palazzo dei Commendatori; da Via dei Penitenzieri, sovrastata dalla Porta del Sangallo, verso Piazza della Rovere; e dal Lungotevere in Sassia, dove è sito l’ingresso principale dell’ospedale.
Solo una pianta dell’intero complesso, che si presenta dall’alto come un grande triangolo, rivela la ricchezza dei singoli edifici, adiacenti uno all’altro senza soluzione di continuità: vi si contano, tra l’altro, una grande Chiesa (all’incrocio tra via di Borgo Santo Spirito e via dei Penitenzieri) quattro grandi chiostri, ad arcate sovrapposte, una lunghissima, monumentale galleria divisa in due, la Lancisiana e la Baglivi) lungo tutta la via di Borgo Santo Spirito, e dalla parte del Tevere una serie di edifici adibiti a servizi ospedalieri.
Come orientarsi in questo complesso che all’esterno – si impone per la vastità della mole – e all’interno appare al visitatore come un autentico labirinto di edifici di epoche diverse?
Non c’è, a questo scopo, che da seguire il filone storico e quello delle successive edificazioni, rifacimenti, ampliamenti, destinazioni, fino ai giorni nostri, attingendo alla copiosa letteratura in merito, che da alcuni lustri a questa parte, attende alla Biblioteca Lancisiana, che può essere considerata il cuore, per le insigni memorie in essa-conservate, di tutto il complesso dei Santo Spirito.
Il fatto che alla istituzione millenaria sia subentrata una Unità Sanitaria Locale – alla quale la legge demanda l’attuazione della Riforma in questa parte di Roma – va considerato un segno dei tempi che mutano ma non contraddicono il passato.
dalla Prefazione Roma, Luglio 1982 di SILVIO CARATELLI
La storia dell’Ospedale.
Il primo impulso, a questo che può essere considerato il più antico e importante complesso ospedaliero d’Europa, viene dal flusso che si determinò, fin dai primi secoli del Cristianesimo, verso la tomba di Pietro, racchiusa nella Basilica Costantiniana del IV secolo.
Il luogo, in sponda destra del Tevere, era caratterizzato da grandi spazi destinati a giardini; la Città, com’è noto, si sviluppava pressoché per intero in sponda sinistra, dove sono i sette colli.
Più esattamente, l’area occupata dall’Ospedale di Santo Spirito, faceva parte degli Orti di Caligola, dove quest’ultimo aveva iniziato la costruzione di un Circo, completato poi da Nerone (successivamente, in quúesto vasto demanio imperiale, Adriano: faceva sorgere il suo Mausoleo, divenuto poi Castel,Santo Angelo).
Con la caduta dell’impero e la cristianizzazione dell’Europa, nei pressi di San Pietro, si andarono radicando istituzioni che costituivano, con la Chiesa e gli ospizi, punto di riferimento religioso, culturale e assistenziale per i popoli di recente convertiti. La prima di queste istituzioni, fu quella degli Inglesi. Lo stesso Cedwalla, re del Wessex, nella Sassonia dell’Ovest, abbandona il regno per venire a Roma, dove muore nel 689, dopo essere stato battezzato.
Lo segue, dopo 37 anni di regno, il successore Ina, che fonda la Schola Saxonum e istituisce il Romescot, l’obolo che ogni famiglia agiata del Wessex deve inviare a Roma, di cui si gioverà, con sempre più cospicue donazioni, la Schola Saxonum.
Dopo la fusione dei vari regni inglesi sotto lo scettro dei Sovrani del Wessex, la Schola Saxonurn. diviene la Schola Anglorum.
Il termine primitivo ha resistito tenacemente fìno ai giorni nostri, prima con il vicus Saxonum, poi con il termine Sassia che ancora caratterizza l’ospedale e la Chiesa (prima di Santa Maria in Saxia e ora del Santo Spirito).
Ma il sostegno dato dagli Anglo-Sassoni alla loro istituzione romana, non supera il secolo XIII. Incursioni di Saraceni e devastazioni di truppe imperiali, unite alle vicende della conquista dell’Inghilterra da parte dei Normanni (1066) alle guerre con le crociate, che inaridiscono la corrente a Roma di pellegrini ed oblazioni, inducono Innocenzo III (1198-1216) a metter mano all’opera di una vera e propria rifondazione. La fantasia popolare – ripresa da tarde memorie – fa risalire l’origine di essa al ritrovamento di cadaveri di neonati nel Tevere e alla conseguente necessità di provvedere alla salvezza di tanti innocenti.
In realtà Innocenzo III sentì il bisogno di riallacciarsi a un passato che costituiva valido precedente se, su istanza appunto del Papa, il Sovrano inglese Giovanni Senza-Terra (lo stesso della Magna Charta) riconosceva (con documento che risale al 1204) la costruzione del nuovo ospedale presso la Chiesa di Santa Maria in Saxia e lo dotava di una cospicua oblazione, alla quale andava ad aggiungersi il trasferimento di benefici fino a quel momento goduti da una Chiesa inglese (la città di Writtle, nell’Essex).
Contemporaneamente, era sorto in Europa l’astro di Guido di Montpellier che aveva costituito una comunità consacrata allo Spirito Santo, con il compito di prestare servizio nel locale ospedale. Ancora all’inizio del suo pontificato, Innocenzo III ne aveva riconosciuto le benemerenze. Una volta sorto l’ospedale in Saxia, il papa non trovava di meglio che affidarne la direzione a Guido. L’ospedale, naturalmente, prende nome dal Santo Spirito, ma mantiene l’antica denominazione (in Saxia),
La grandiosità del disegno di Innocenzo III è rivelato dalla dotazione di ben 300 letti nel nuovo ospedale (Roma contava allora solo 35.000 abitanti); circa mille persone, inoltre, tra infermi e poveri vi trovavano giornalmente accoglienza.
Da allora, gli ospedali del Santo Spirito, si espandono in Europa, ancora viventi Innocenzo III e Guido Montpellier (Zurigo 1207, Vienna 1208, Halberstadt 1209).
La sede centrale, è naturalmente Roma, dove risiede il Maestro Generale dell’Ordine cui compete, per l’ospedale,di Santo Spirito in Saxia, anche il titolo di Precettore.
Il funzionamento dell’ospedale era disciplinato dal Liber Regulae S. Spiritus il cui contenuto si fa risalire allo stesso Guido di Montpellier, con l’approvazione di Innocenzo III. . Si tratta di un vivacissimo codice miniato, conservato nell’Archivio di Stato, che fissa in scene ogni momento dell’attività ospedaliera. È perfino previsto che se due inservienti litighino,,siano condotti in giro per l’ospedale, fustigati a torso nudo davantí agli ammalati e poi messi alla porta da un frate che allunga un calcio.
Le fortune dell’ospedale del Santo Spirito non declinarono con la scomparsa di Innocenzo III. I suoi successori continuarono a tenerlo in sommo onore, qualificandoli – nei documenti che lo riguardano – come Hospitale nostrum o Hospitale apostolicum…………..
Estratto dal 1° capitolo, L’origine del nome del complesso e sua storia nell’alto medioevo
……………. e buona lettura !