S. Spirito: 800 anni e… lí dimostria (1998)
Un’occasione di riscatto
Il capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, e il ministro della Sanità, Rosi Bindi, hanno partecipato, nella storica cornice dell’infermeria Innocenziana, alla cerimonia celebrativa degli ottocento anni di vita (e li dimostra tutti) di quello che possiamo definire il più antico ospedale non solo di Roma ma di tutta Europa. Edificato per assistere i pellegrini di Giubilei resi assai a rischio dalla mancanza di strutture sanitarie in grado di assistere ..le poche migliaia di cittadini romani (e figuriamoci che cosa doveva accadere quando si aggiungevano masse che si portavano dietro malanni d’ogni genere), il Santo Spirito si è così qualificato, sin dalle origini, per un rapporto speciale con il territorio e con la gente.
Anticipando di secoli le più avanzate concezioni che – non senza fatica: tra grandi resistenze e contraddizioni – puntano ad integrare prevenzione e cura, e a porre in congrua sinergia le componenti della solidarietà e dell’assistenza con quelle strutturali della sanità e della salute (del diritto alla salute), il Santo Spirito, anche per gli impulsi di taluni illuminati pontefici, ha affrontato, con ottimi risultati dicono gli storici, il problema tragico dell’infanzia abbandonata e respinta, anzi ben spesso brutalmente annegata nel Tevere. Deposti nella “ruota”, gli “appena nati “venivano accolti e assunti in carico dalle strutture ospedaliere che provvedevano a crescerli ad insegnar loro un mestiere, a ricollocarli nella società. Trattamento concesso anche alle ragazze-madri (per le quali si provvedeva anche alla dote e ad una “sistemazione” matrimoniale) e alle prostitute “pentite”.
Con questo patrimonio alle spalle, l’ospedale più antico di Roma poteva legittimamente aspettarsi, sin dall’avvio della riforma sanitaria e della creazione del Servizio sanitario nazionale, un ben diverso destino da quello cui sembrava esser destinato. Forse i miliardi stanziati per il Giubileo (anzi, con quella parte minima che non andrà spesa in opere di facciata o in finte innovazioni tecnologiche), entro i prossimi due anni la grande struttura sanitaria di Lungotevere in Sassia potrà riscattarsi da un passato di degrado e di sperpero. Cambierà struttura e ruolo – come efficacemente ha spiegato il dr. Ceci – e potrà probabilmente aspirare ad essere, in una metropoli ancora a rischio (parlo di rischi persino identici a quelli di otto secoli addietro e di rischi prodotti da uno sviluppo caotico-speculativo e dalle nuove povertà), potrà aspirare ad essere, dicevo, un’entità scientifica, di prevenzione e di cura che, potendosi avvalere delle più moderne tecniche di indagine e di diagnosi, potrà di nuovo dare un contributo importante alla buona salute dei cittadini, alla qualità, della vita a Roma, alla riduzione dei riduzione dei rischi di morte per cause collegate alle distorsioni culturali, di alimentazione e di comportamento indotte dal “progresso”. Pardon: dall’evoluzione di un dissennato consumismo.