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L’ictus, come avviene e quali sono i fattori di rischio

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scienza e salute

L’ictus, come avviene e quali sono i fattori di rischio

19/04/2006
By Roberto Ricci
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Negli Stati Uniti di America, ogni 45 secondi una persona è colpita da un ictus o accidente cerebrovascolare acuto (stroke). Circa 700.000 americani saranno colpiti da ictus nel 2004, di cui 500.000 per la prima volta e 200.000 come recidiva. Tale patologia rappresenta la terza causa di morte (dopo le malattie cardiache e il cancro) e la principale causa di severa disabilità nel lungo periodo. Nell’ultimo decennio la mortalità per ictus è passata dal l’11,1% all’attuale 7.7%.

Che cos’è l’ictus?

L’ictus è la conseguenza di una malattia che colpisce le arterie dirette al cervello o che decorrono all’interno del cervello; l’ictus si verifica, infatti, quando un’arteria che trasporta sangue al cervello (e pertanto ossigeno e sostanze nutrienti) viene ostruita da un trombo o va incontro ad una rottura della sua parete. In caso di trombi che occludono il vaso si verificherà un ictus (stroke) ischemico, mentre la rottura della parete del vaso causerà un’ictus (stroke) emorragico. L’ictus ischemico è la forma più frequente di ictus (88% di tutti gli ictus). Come conseguenza della rottura o dell’occlusione dell’arteria, si avrà la morte delle cellule cerebrali irrorate dal vaso colpito e quindi la perdita della funzione controllata da queste cellule (paralisi, danno visivo o del linguaggio, o altri problemi. Attualmente sono disponibili terapie per ridurre gli effetti potenzialmente devastanti dell’ictus, ma queste terapie, per poter essere efficaci, devono essere applicate precocemente e quindi è essenziale che i segni iniziali di ictus vengano riconosciuti rapidamente e si agisca, di conseguenza, rapidamente.I segni di allarme per ictus sono:

– l’improvvisa perdita di sensibilità o debolezza alla faccia, arto superiore o inferiore, soprattutto se di un lato del corpo;
– l’improvvisa difficoltà nel parlare o nel comprendere;
– l’improvvisa difficoltà nella vista con uno o entrambi gli occhi;
– l’improvvisa difficoltà a deambulare, vertigini o disturbo dell’equilibrio o della coordinazione;
– l’improvviso, severo mal di testa senza una causa conosciuta.

Quali sono gli effetti?

Gli effetti di un ictus dipendono in primo luogo dalla sede dell’occlusione o dell’emorragia e dall’estensione del conseguente danno al tessuto cerebrale. Poiché una metà del cervello controlla le funzioni della parte opposta del corpo, un ictus che si verifica in una metà del cervello, comporterà un deficit di una funzione della metà opposta del corpo.

Fattori di rischio per l’ictus

Sono stati identificati numerosi fattori che aumentano il rischio di essere colpiti da ictus, la maggior parte dei quali può essere trattata, o modificata in modo da ridurre il rischio di ictus. Il rischio di ictus aumenta se sono presenti più fattori di rischio e pertanto la strategia migliore per prevenire un ictus consiste nel ridurre il numero di fattori di rischio presenti.

I fattori di rischio modificabili sono

– l’ipertensione arteriosa: una pressione arteriosa maggiore di 140/90 mmHg è il più importante fattore di rischio per ictus; pertanto, bisognerebbe misurare la pressione arteriosa regolarmente e, se alta, adottare i necessari cambiamenti dello stile di vita e assumere i farmaci indicati;
– il fumo è un fattore di rischio molto importante in quanto riduce la quantità di ossigeno disponibile per le cellule cerebrali e danneggia le pareti delle arterie rendendo più probabile la formazione di trombi;
– anche il diabete aumenta la probabilità di ictus. Spesso le persone con il diabete hanno anche l’ipertensione arteriosa, sono in soprappeso o hanno elevati valori di colesterolo nel sangue e tutto ciò incrementa ancora di più il rischio (la probabilità) di avere un ictus per i pazienti diabetici;
– la presenza di una malattia aterosclerotica delle arterie carotidi (i vasi che portano il sangue al cervello) evidenziabile con l’ecografia Doppler come presenza di ispessimento della parete del vaso o come placche aterosclerotiche che riducono il diametro del vaso, aumenta il rischio di formazione di trombi occludenti in queste arterie;
– la fibrillazione atriale aumenta il rischio di ictus in quanto durante tale aritmia le camere superiori del cuore (chiamate atri) non si contraggono e di conseguenza il sangue può ristagnare e in tale modo si facilita la formazioni di trombi all’interno degli stessi atri; parte di questi trombi possono distaccarsi dagli atri (emboli) e possono, seguendo la direzione del flusso di sangue, andare ad occludere un’arteria che irrora il cervello;
– altre patologie cardiovascolari come la cardiopatia ischemica (malattia aterosclerotica delle arterie coronariche), lo scompenso cardiaco, la cardiomiopatia dilatativa e le patologie cardiache ad eziologia valvolare, aumentano il rischio di ictus;
– I TIA (attacchi ischemici transitori) sono episodi ischemici cerebrali, che si possono manifestare con gli stessi segni e sintomi di un ictus, ma che si risolvono rapidamente senza reliquari. Si tratta perciò di manifestazioni di allarme in quanto la possibilità di un vero ictus è significativamente aumentata dopo un episodio di TIA. Pertanto al fine di ridurre l’incedenza di ictus i TIA vanno rapidamente riconosciuti e trattati;
– gli elevati livelli di colesterolo (totale >240mg/dl, colesterolo LDL “cattivo†> 100mg/dl) e di trigliceridi (da 150 mg/dl), aumentano il rischio di TIA o ictus soprattutto nei pazienti con malattia coronarica concomitante;
– l’inattività e l’obesità sono fattori di rischio per l’ictus, perciò bisogna cercare di svolgere quasi tutti i giorni almeno 30 minuti di attività fisica (camminata veloce, salire le scale, altro sport, ecc).

I fattori di rischio non modificabili sono:

– l’età: il rischio di ictus aumenta con l’avanzare dell’età;
– il sesso: i maschi sono più frequentemente colpiti rispetto alle femmine;
– l’ereditarietà: il rischio di ictus è maggiore se un genitore, un nonno o un fratello o una sorella siano stati colpiti da ictus;
– un paziente con precedente TIA/ictus ha una maggiore probabilità di un nuovo ictus rispetto ad un paziente che non ha mai sofferto di ictus/TIA.


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