Un nuovo farmaco biforcuto contro sintesi e assorbimento dell’eccesso di colesterolo
I vari tipi di dislipidemia (alterazioni del contenuto dei grassi nel sangue) sia che si parli di ipercolesterolemia o di ipertrigliceridemia o di dislipidemia mista, possono essere dovuti essenzialmente ad un problema genetico oppure, come molto più spesso accade, la dislipidemia riflette una interazione tra una debole influenza genetica e fattori ambientali come ad esempio la dieta ed uno stile di vita sedentario. Sono questi i casi che meglio rispondono ai cambiamenti dello stile di vita, mentre quelli nei quali l’impronta genetica è prevalente spesso richiedono anche un trattamento farmacologico. La comunità scientifica internazionale è concorde nel ritenere che il trattamento delle dislipidemie è un cardine fondamentale delle strategie di prevenzione della cardiopatia ischemica.
Per quanti già hanno una malattia cardiovascolare, o il diabete, o comunque un rischio cardiovascolare globale elevato, il livello di guardia deve essere più alto. Il colesterolo LDL (cioè quello cattivo) non dovrebbe superare i 100 mg/dl, mentre nel resto della popolazione il livello ottimale dovrebbe essere 115 mg/dl. Per quanto riguarda il colesterolo HDL (colesterolo buono) e i trigliceridi non vi sono specifici valori di riferimento, ma un colesterolo HDL minore di 40 mg/dl negli uomini o 46 mg/dl nelle donne e trigliceridi maggiori di 150 mgl/dl vengono considerati fattori di rischio, allo stesso modo che l’ispessimento della parete dei vasi epiaortici all’eco-doppler.
Il primo gradino del trattamento in caso di dislipidemia è il cambiamento dello stile di vita con particolare riguardo all’esercizio fisico e alla dieta, al quale, se inefficace dopo tre mesi di trattamento, si aggiunge un farmaco ipolipemizzante. I fitosteroli contenuti in molte piante, ad esempio nel grano, nei semi di soia e di girasole, sono presenti nella dieta occidentale in quantità almeno pari all’introito di colesterolo cioè circa 160-360 mg al giorno. Alcuni studi, peraltro già dagli Anni Cinquanta, hanno dimostrato che l’aggiunta alla dieta di steroli delle piante (fitosteroli) in grossa quantità (consigliati 2 mg. al giorno) possa ridurre il colesterolo. Ma è solo negli anni successivi che le tecniche di manipolazione di tali steroli li hanno resi più solubili e più gradevoli al gusto e quindi più commerciabili (yogut, barrette di cereali) e tali prodotti sono molto usati soprattutto nei paesi nordeuropei e negli Stati Uniti con buoni risultati in alcuni casi.
Due sono le fonti principali del colesterolo nel sangue: la sintesi (produzione) nel fegato e l’assorbimento intestinale. Nell’intestino troviamo sia il colesterolo che assumiamo con la dieta, sia quello che, sintetizzato dal fegato, viene trasportato lì dalla bile. La metà di tutto questo colesterolo viene poi assorbito dall’intestino. Per quanto riguarda le terapie farmacologiche, vi sono farmaci che agiscono sulla sintesi e farmaci che agiscono sull’assorbimento del colesterolo, tra questi è di recente ingresso sul mercato il composto chiamato Ezetimibe. Il meccanismo d’azione dell’Ezetimibe sarebbe quello di inibire una proteina situata nelle cellule intestinali (prevalentemente nel duodeno e nella parte prossimale del digiuno) che funge da trasportatore del colesterolo dal lume intestinale all’ interno dell’enterocita, riducendo in tal modo l’assorbimento intestinale del colesterolo di circa il 54%. Ma a fronte di una tale riduzione di assorbimento, la riduzione del colesterolo LDL nel sangue è solo del 20%, e questo per un incremento della sintesi epatica. I farmaci che riducono la sintesi, come le statine, aumentano infatti l’assorbimento, e i farmaci che riducono l’assorbimento aumentano la sintesi come l’Ezetimibe.
Come uscire da tale fisiologico paradosso? La variabilità genetica è ampia sia nell’ambito della normalità che della “patologia†e quindi esistono soggetti che sono ipercolesterolemici perché iperproduttori e altri che invece assorbono in grande quantità il colesterolo e tra l’uno e l’altro estremo vi è una grossa variabilità. Vi saranno quindi pazienti che beneficieranno più dell’uno o dell’altro tipo di farmaco. La ricerca farmacologica è altrettanto ampia e attenta alle necessità dei pazienti, ed ecco un nuovo farmaco che associa l’efficacia delle statine nel ridurre la sintesi del colesterolo e l’efficacia dell’Ezetimibe nel ridurne l’assorbimento intestinale. Dal punto di vista della tolleranza e della sicurezza non sembra esserci un aumento di effetti indesiderati rispetto al trattamento con sole statine. Questo farmaco a doppia via di azione sembra promettente anche se sono necessari studi su più ampia scala.