Terminillo 2006
Questo progetto proposto dai dottori Francesca Lumia, medico cardiologo dell’ U.O.C. di Cardiologia dell’ Osp.S.Spirito, e Giulio Scoppola, psicologo psicoterapeuta dell’U.O.di Psicosomatica, entrambi Istruttori del Club Alpino Italiano (Sez. di Roma), nasce da una collaborazione tra il Gruppo di Lavoro per la Montagnaterapia del Lazio (DD.SS.MM. e Club Alpino Italiano), il Centro di Riabilitazione Cardiologica della ASL RM E e l’Associazione Cuore Sano
Come due anni fa e come l’anno scorso si è ripetuta a metà del giugno scorso la ormai tradizionale esperienza di Montagnaterapia, l’importante esperienza di verifica sul campo (pardon, sul monte) delle potenzialità riabilitative, psicologiche e sociali di un soggiorno-escursione di due giornate sul Terminillo per un gruppo di cardiopatici che seguono i corsi di riabilitazione presso la palestra del S. Spirito. Quest’anno i pazienti sono stati otto: Berardino Amici, Paola Arduini, Giuseppe Capocchia, Massimo Fofi, Claudio Gallinacci, Francesco Gasparoli, Santo lui e Giancarlo Velati. Alcuni di loro sono al bis o anche al tris dell’esperienza: vuol dire che la Montagnaterapia piace e fa bene. Ad assisterli, a garantirne comunque condizioni di assoluta sicurezza medica e psicologica (ma non c’è stato alcun bisogno del minimo intervento), c’erano i cardiologi del S. Spirito Francesca Lumia e Alessandro Danesi, lo psicologo Giulio Scoppola, la infermiera professionale Bozena Krakowska, il medico psichiatra Paolo Di Benedetto (Asl Rieti), la guida del Club Alpino Mario Sciarra. Com’è tradizione, gran parte di questo numero di Cuore Amico è dedicata appunto ad un’ampia informazione sull’esperienza e alle testimonianze di alcuni dei partecipanti.
L’individuo affetto da una patologia cardiaca, dopo la fase della riabilitazione in struttura sanitaria ospedaliera o extra-ospedaliera, sente il bisogno di estendere il processo di recupero della salute psicofisica ai luoghi di vita abituali ma desidera anche provarsi nuovamente nei luoghi di vacanza e di socializzazione extra muraria (luoghi naturali con valenze ristorative e con particolari stimoli sensoriali ed emozionali), già frequentati prima della malattia o ancora sconosciuti. La malattia cardiologica produce infatti un “danno” anche per l’instaurarsi di una sofferenza psicologica e psicosomatica depressiva, per una caduta della stima di sé (in senso psico-fisico), per un distacco dal gruppo sociale e per un aumento delle paure ed insicurezze connesse al funzionamento del corpo. Inoltre la ridotta tolleranza all’esercizio fisico, la presenza o anche solo la paura di sintomi quali l’affanno o l’angina, costituiscono spesso motivo per ridurre la propria attività fisica e limitare le proprie esperienze anche ricreative. La richiesta è spesso quella di sentirsi accompagnati e controllati, in questa delicata fase di autonomizzazione, sia da un punto di vista cardiologico che psicologico, dall’ospedale.
L’ambiente montano ed il soggiorno in montagna, con i suoi stimoli e le occasioni di contatto con gli altri (proverbiale è la solidarietà in montagna!), con i limiti oggettivi imposti ma anche con le potenzialità delle mete da raggiungere, con l’allenamento fisico necessario e la valutazione delle risorse energetiche, ben si presta per un percorso terapeutico-riabilitativo (cardiologico e psicosociale) che, nel campo della Salute Mentale, è già stato chiamato: “Montagnaterapia” (c.f.r. Gr.di Lavoro per la Montagnaterapia del Lazio-AA.SS.LL.-C.A.I.,2001-2003).