Aspirina Salva-Cuore
E’ sempre più usata e con uso sempre più mirato. Tutto è dovuto alla proprietà antiaggregante dell’acido acetilsalicilico che agisce sulla coagulazione del sangue. Però il farmaco “protegge†solo i soggetti a rischio.
Una delle più importanti pubblicazioni mediche del mondo (il “Journal of the American Medical Association†) ha realizzato e pubblicato all’inizio di quest’anno una analisi degli studi condotti sull’effetto protettivo dell’aspirina nei confronti delle malattie cardiovascolari. Presi in rassegna sei studi per oltre 95mila casi. Risultato: nell’uomo l’aspirina (o la cardioaspirin, nella dose fissa giornaliera 100 mg.) riduce del 32% il rischio d’infarto, mentre nella donna l’effetto più rilevante è la riduzione del 17% dei casi di ictus. Tendenzialmente questi dati dovrebbero testimoniare che l’acido acetilsalicilico (di questo è fatta l’aspirina) ha effetti preventivi di tipo diverso tra uomini e donne. Ma, altrettanto tendenzialmente, c’è da notare che le donne sono generalmente (ma sistematicamente) meno rappresentate nei grandi studi clinici. In effetti nelle donne certi meccanismi, che nell’uomo sembrano oramai assodati, sono probabilmente un po’ diversi. E’ possibile, ad esempio, che le donne metabolizzino in modo diverso i farmacie l’aspirina in particolare.
Certo è, comunque, che l’aspirina non solo è in assoluto il farmaci più conosciuto dagli italiani (il 99%, secondo un’indagine della Demoskopea), ma che questo medicinale polivalente, dall’influenza al mal di testa, vive da qualche anno una seconda giovinezza, anche e soprattutto da quando è diventata elemento essenziale in tutti i protocolli di cura dei malanni cardiocircolatori per la sua proprietà di agire sulla coagulazione del sangue e al fatto che il risultato si ottiene con basse dosi, da 75 a 150 mg.
Qual è, per le cardiopatie, il “segreto†di questo farmaco? E’ stato accertato – storia degli ultimi due decenni – il ruolo della coagulazione nella genesi dell’infarto miocardico e dell’ictus ischemico: l’infarto si deve ad un trombo (coagulo) che occlude l’arteria coronaria. E all’origine c’è appunto l’aggregazione delle piastrine. Ora l’aspirina (e a maggior ragione la cardioaspirin) riduce la tendenze delle piastrine a depositarsi nella parete arteriosa in cui c’è la placca aterosclerotica: l’effetto antiaggregante protegge dalla trombosi.
Attenzione, però: gli studi indicano un effetto protettivo dell’aspirina solo tra i soggetti a rischio cardiaco e solo dopo un evento cardiovascolare. E attenzione ai disturbi gastrici e ulcerosi: la vera e unica controindicazione di questo popolarissimo farmaco sta proprio nel fatto che è un (potenziale) nemico dello stomaco…